Classificato come film drammatico-romantico, di produzione rumena e diretto da Michael Damian, “New York Academy” (tit. orig. “High Strung”) è uscito nel 2016 al cinema (in Italia presentato al Giffoni Film Festival), per passare sui teleschermi italiani in questa estate 2019. Nei panni dei due giovani protagonisti Keenan Kampa e Nicholas Galitzine, nel cast anche nomi noti come Jane Seymour (i più la ricorderanno per la serie ambientata nel vecchio West in cui interpretava un medico donna, ma fu anche in “Battlestar Galactica”) e Maya Morgenstern (attrice drammatica, meravigliosa ne “La passione di Cristo” e “La Settima Stanza” in cui interpreta santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein).
L’ennesimo film di danza, con i soliti ingredienti? All’inizio sembrerebbe di sì: abbiamo Ruby, una giovane ballerina classica che arriva in una scuola prestigiosa, una direttrice inflessibile, una rivale odiosa (April), una compagna talentuosa ma che si applica poco e non osserva la disciplina (Jazzy), anche la “battaglia” tra crew di breakdance in metropolitana è roba già vista. La novità sta nell’inserimento del giovane musicista di strada, Johnnie, e nel connubio finale tra musica classica “rivisitata”, danza classica, e street dance. Non a caso una delle frasi emblematiche della pellicola è il famoso “Guarda la musica, ascolta la danza” del coreografo George Balanchine. Un’altra è l’espressione che Ruby usa per scuotere Jazzy: “I ballerini ballano, a qualunque costo”. O quella con cui si definisce: “La danza è sempre stata dentro di me“.
Johnnie è un immigrato illegale dall’Inghilterra negli USA, col prezioso violino donatogli dal nonno suona nella metro per pagare l’avvocato che gli deve procurare la sospirata green card, ma il violino gli viene rubato e l’avvocato si rivela un truffatore. Ruby cerca di aiutarlo portandogli uno strumento preso in prestito presso la scuola, contattando un rigattiere/ricettatore per avere notizie, perfino proponendo al ragazzo di partecipare a un concorso con cui potrebbe vincere un’importante borsa di studio: ma lui reagisce con insofferenza, si dice refrattario alla disciplina di un Conservatorio e non interessato a condividere con altri la sua arte.
Ovviamente cambierà idea, grazie anche alla rivalità con un altro violinista (Kyle) e all’aiuto dei suoi pittoreschi vicini di casa che sono una crew affiatata; uno dei momenti più divertenti del film è appunto la festa privata in cui i ballerini della crew ancora vestiti da camerieri si scateneranno con acrobazie esilaranti. E naturalmente la competizione finale (in forse fino all’ultimo istante, per via dello status di clandestino di Johnnie) con coreografie veramente trascinanti e innovative.
Ed ora qualche osservazione.
Johnnie e Ruby sono entrambi “soli”: la madre di Ruby accompagna la ragazza fin sulla porta della scuola ma poi si ritira e non interferisce in alcun modo; Johnnie invece dice che in Inghilterra non c’era più niente per lui e accenna solo al nonno ormai defunto. L’assenza della famiglia è un tratto topico di film, cartoni ecc. per avere dei “giovani eroi” totalmente liberi da legami, nel bene e nel male.
Alla prima inquadratura di Johnnie, in cui si vedono solo le labbra carnose, il violino e il tatuaggio con la scritta “Sforzando”, l’avevo scambiato per una ragazza e quindi mi son trovata a rifletterci: perché non un film in cui LUI è il ballerino e LEI la musicista? …come in una delle coreografie del concorso alla fine del film, con due ballerini maschi che si cimentano nello stile contemporaneo sulle note classiche di una violoncellista. Nel XXI° secolo ancora c’è pregiudizio e quindi una trama del genere crea problema?
La protagonista Keenan Kampa è DAVVERO una ballerina classica (e che ballerina! La prima americana a diventare star del Marijinski Ballet di San Pietroburgo), non solo un bel faccino bisognoso di una controfigura per le scene di danza (o di pattinaggio, o di ginnastica, come in altre pellicole).
New York Academy NON è il ragazzo di strada che “insegna cos’è la vita” alla ballerina perfettina, come in altri film; NON è neanche la brava ragazza che salva il delinquentello, altra situazione già vista; diciamo che Johnnie deve ringraziare sia Ruby sia gli amici streetdancers proletari, ma tutto sommato l’arte “circola”, si comunica, si ibrida; e l’amicizia e la collaborazione porteranno del bene a tutti quanti. Tanto che il ragazzo dirà, alla fine:
“La musica sarà sempre lì, ad ardere dentro di me, con la sola differenza che adesso so da dove viene e sono pronto a condividerla”.
Per gli appassionati: la ricetta ha avuto successo, tanto che è stata già riproposta con poche varianti in “ New York Academy – Freedance” (2018) in cui il giovane musicista è un pianista e tra lui e la ballerina il terzo incomodo sarà il famoso coreografo.